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Pelliccia d’agnello, assai fina. Dal persiano Caracul.
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Villan rifatto, uomo di campagna arricchito. (Dalla forma carro e ciano: vale a dire di gente di basso rango che è pervenuta alla ricchezza attraverso il rustico mezzo del carro che ha usato e usa come mezzo di locomozione).
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Forma eufemistica per significare l’ano o il deretano.
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Usasi nel detto «stare a capretto», portare cioè a spalla un bambino o qualsiasi persona infortunata. Così come fa il pastore quando si mette in spalla il capretto o l’agnello appena nato.
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Capanna. Il raddoppiamento della consonante può avere avuto origine dal fatto che la capanna ha forma di cappa o perché in essa costruivasi la cappa per il focolare che in origine aveva sacro significato. L’errore comunque dà una certa forza alla parola ed un certo tono di autorità.
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Forma volgarizzata di camomilla. (Vedi G. G. Belli al sonetto n. 136).
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Capo o testa. In senso figurato è riferito al capo del personale bracciantile. Caporale.
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Capolino; proprio del far capolino
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Cadere a testa in giù. Al verbo voltare c’è la radice latina «capiti» che significa capo e deriva da caput.
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L’insieme di due briglie unite alla cavezza. Vedere capezza.