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Storto, sbieco.
Sbiègo (ag) photo:
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Grossa pietra falsa, colorata per anelli, collane e altri oggetti da bigiotteria. Dal francese «breloque» che vuol dire ciondolo. La s ha valore solamente rafforzativo.
Sberlòcco (s) photo:
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Belare. Usasi nel detto «pecora che sbeola, perde il boccone». In senso figurato di persona noiosa e piagnucolosa. È verbo di origine onomatopeica.
Sbeolàre (v) photo:
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In senso di scherno dicesi dell’autobus, specie se vecchio e malandato, quando sbatte troppo e fa sussultare continuamente i viaggiatori. Simbiosi fra sbattere e autobus.
Sbattibbùsse (s) photo:
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Venir sobbalzato, rimosso, sbattuto in tutti i sensi. Proviene da barulla che sostiene, nelle costruzioni, la centina. Per cui rimossa la barulla, tutto precipita. Potrebbe avere anche derivazione da sbarellare. G. G. Belli, sonetto n. 52, usa «sbarellare».
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Abbagliare, abbarbigliare.
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Non vedere, non distinguere per eccessiva miopia. Proviene da bajocco, grossa moneta pontificia. Chi non riusciva a vedere nemmeno un bajocco, voleva dire che era quasi cieco.
Sbajjoccàre (v) photo:
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Tale verbo viene inteso nel senso di uccidere tutti gli abbacchi o agnelli di un gregge: in senso figurato, togliere di mezzo qualcuno, uccidere in senso vasto e generale. Proviene da bacchio, la verga con cui il vergaro toccava gli agnelli che dovevano essere uccisi.
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Dicesi di figlio che ha maggiore predilezione per il padre.
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Pesce di mare: salpa.