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Tipo di maglia tessuta a mano, di lana o cotone a scanalature o coste (dal francese «canneler» e dal participio passato «cannelé»).
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Specie di zufolo ricavato dallo stelo di una pianta simile all’avena che nasce in mezzo al fieno. Soffiando dentro, si ricava un suono monocorde e opaco. Derivazione da canna di fieno. Oppure dalla forma latina «cano flebiliter» ossia canto fievolmente.
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Femmina del pescecane (si noti la forma volgarizzata del nome femminile di cagnesca e canosa che sono appunto una specie di squalo del Mediterraneo). A Napoli detto pesce viene chiamato canessa.
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Pessimo spettacolo, cantato o recitato, da cani. Significa anche una specie di cibo, fatto con pane bagnato e triturato, condito con olio, sale, pepe, aceto e pomodoro a pezzi e mescolato con le mani fino a farne un miscuglio, quasi un piatto per cani. Riprendere ad alta voce qualcuno per un rimprovero.
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Molare (da ganascia, il tutto per una parte). È infatti riferito anche a persona di molto appetito. Vedi G. G. Belli nel sonetto n. 219.
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Dicesi di gruppi di ragazzacci che vanno a far danno. (da canagliume). S’intende anche riferirsi con questo nome a un certo vino aleatico che si produce a Marta, sulle rive del lago di Bolsena. In questo caso il nome ha origine da canna, vale a dire dai sostegni che si usa mettere alle viti. Il nome vero è «cannajola».
Canajjòla (s) photo:
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Canaglia.
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Camera a canna, spazio vuoto fra un soffitto piatto e la volta. Derivazione dal latino «càmero» che significa fabbricare a volta. Oggi viene effettuata mediante una rete metallica fitta, capace di sostenere la calce. Anticamente si faceva con un telaio di canne d’india o di canne comuni. L’etimologia nasce da camera (che a Tarquinia vien detta cammora) e da canna.
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Camera, vano.
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Camion, autocarro. Nel plurale usasi la forma «i camii».
i camii