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Dicesi di puledro. Forse dal latino «vannus», penna delle ali, dato che il puledro è leggero e veloce come una penna d’ala. È usato anche da E. Cecchi, nel «Concerto» da «Corse al trotto».
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Chicco, acino, specie riferito all’uva. Etimologia sconosciuta. Forse deformazione di «vinaceum o vinacius»? G. G. Belli, sonetto n. 275.
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Macchie scure che si formano sulle cosce della donna per esagerato uso dello scaldino.
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Sfuriata di male parole, scenata, propria di una lite. Da vacca.
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Forma imperativa per dire «guarda là». Vedi vàrda.
Guarda là
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Uomo chiuso, scontroso, insocievole. Etimologia molto incerta. Azzardata l’origine di urico, giacché l’uricemico è sempre di pessimo umore. O forse dall’arcaico «urco»; che significa orco.
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Uscire di un umore dalle parti del corpo o da una ferita o da una bolla. Umettare.
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Render tutto uguale, livellare.
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Termine contadino. È la zappa a due punte, vale a dire il bidente. E poiché il popolo contadino in maremma è d’importazione marchigiana dove l’articolo il e lo divengono lu, a forza di dire «lu bidente», è uscito fuori il nome di «l’ubbidiente».
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Stare attenti. Forma locale dell'aggettivo attenzione nella forma del vocabolo attento ..lo troviamo ad esempio nella frase tento 'nto' n'tuntà! ovvero..attento Antonio, non ungerti...
Tento 'nto' n'tuntà!