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Bove, bue. Al plurale vien detto «bova».
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Di persona dallo stomaco capace di ingoiare di tutto e in abbondanza. Alterato peggiorativo di botte che non esistendo nella nostra lingua, è stato coniato in forma popolaresca e dialettale. Potrebbe anche essere un riferimento alla parola bottegone, grossa bottega dove c’è di tutto. Dicesi anche di grosso recipiente o buca, che si forma sul greto del fiume quando l’acqua si è ritirata entro le sponde.
Bottagòne (s) photo:
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Bolso, sfiancato.
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Sfaccendata, vagabonda. Riferimento a persona della Borgogna, probabilmente nota per la pigrizia o la vagabondaggine. Nella 1. novella della 1. giornata del Boccaccio – Decamerone – si parla dei borgognoni che godevano cattiva fama, come uomini d’inganni, di vizi e di infingardaggine.
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Tutto quanto è stato fatto di buon’ora. Intendesi anche la levata di una persona di buon’ora.
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Usasi nel detto «Alla bon’ora!» per intendere ironicamente che uno si è presentato con ritardo ad un incontro o ad un lavoro. Deriva dalle parole «buon ora» e del detto «Alzarsi o levarsi di buon’ora». Vedi «abbonora».
Bonòra (l.a.) photo:
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Gonfio, proprio degli occhi quando si è dormito troppo: o di persona grassa e flaccida. Probabile derivazione dall’arcaico boncerella che è una frittella dolce e gonfia, preparata con farina e miele. Difatti quando l’occhiaia è gonfia ha la forma circolare propria della frittella.
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Bubbone, gonfiore.
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Usasi nella forma «dare la bombò» per far stare buoni i bambini. Sta perciò per dolciume o chicchera. Dal francese «bonbon».
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Di persona la cui pelle è piena di bollicine.