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Coppia di buoi da avvicendarsi sotto l’aratro per i lavori della campagna. Da vicenda, successione alternata. Trovasi anche nello «Statuto degli Ortolani del 1379». In latino «vicis» o «vices» significa cambio, vece, vicenda.
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Sta per veste. Forma arcaica e popolare.
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Doppia bisaccia di tela bianca che i contadini usano portare a tracolla o mettersela a traverso della cavalcatura. È una trasposizione di significato in quanto la verta è la parte inferiore di un tipo di rete da pesca.
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Lucido per scarpe. Da vernice.
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Sta per verme. Forma arcaica usata anche da Boccaccio nel Decamerone. 5. novella della 2. giornata. Dal latino «verminare» avere cioè i vermi.
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Spavento così grande da far venire i vermi e con essi la febbre. Dal latino «vermina» che è la colica o il dolore di ventre.
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Il mandriano, capo di una azienda armentizia. Porta sempre una verga di corniolo in mano e cavalca, da un punto all’altro per la sorveglianza dei pastori.
Vergàro (s) photo:
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Muschio, borraccina. Da velluto il cui tessuto è morbido e lanoso. Ha origine dalla forma «velluto d’acqua» che è appunto la borraccina. Il Giambullari, nel Rinascimento, usava già tale forma: «Eranvi anche tre mostri marini, vestiti di capelvenere, di velluto d’acqua e di aliga».
Eranvi anche tre mostri marini, vestiti di capelvenere, di velluto d’acqua e di aliga
Vellutìna (s) photo:
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Piccolo armadio a muro di cucina, a più ripiani, ricoperto da un tendaggio, dove vengono conservati tutti gli utensili da cucina di coccio, di smalto e di metallo. Forma antichissima e arcaica, giacché «vascellum» in latino significa «piccolo vaso». Perciò luogo da riporvi vasi e simili.
Vascellarò (s) photo:
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Forma imperativa del verbo guardare. Nella forma accentata di vardà può significare un infinito presente o un imperativo della 2. persona plurale. G. G. Belli, sonetto n. 435.
La stessa parola in greco moderno BAPDA «vàrda», significa attenzione. Poiché a Tarquinia ci fu una diaspora di marchigiani, è possibile l’importazione della parola nel dialetto cornetano. Infatti nelle Marche, come nel napoletano, c’è stata nel linguaggio un’influenza bizantina.