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Gran miseria, forte indigenza. L’origine è molto incerta. Potrebbe riferirsi, con audaci trasposizioni di significato, alla parola emicrania che in gergo antico si chiamava micragna. Come pure alla parola migrare, nel senso che chi emigra è completamente spiantato.
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Usasi nel detto «far la mìcia» ossia far la corte a qualcuno per ottenere qualche cosa. Deriva da micio che è abituato a far le fusa quando vuol ottenere qualche complimento.
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Asina, femmina del somaro che viene anche detto miccio.
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Piccola area boschiva all’interno o nel mezzo dei terreni seminativi per tenervi, probabilmente in antico, il bestiame bovino nel periodo invernale ed estivo, al termine dei lavori agricoli. Etimologicamente l’unica parte nota è mezzo: l’altra parte potrebbe derivare dal latino «agnasci» verbo che significa «nascere vicino, presso».
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Forma di apocope del verbo mietere. Dicesi anche, nelle forme di maggiore volgarizzazione, mèta. Anche questa forma, sicuramente importata, ha subito l’influenza teutonica. Infatti in tedesco le parole terminanti in «er», come doltmescher, butter, ecc. vengono pronunciate come se finissero con una «a» larga. (Dolmescia, butta ecc.).
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Usasi nel detto «Che metastasio!» vale a dire, far una tragedia per un nonnulla. Prende origine dal nome di Metastasio, grande drammaturgo e trageda arcadico del 1600. Usasi anche nel senso di fatto lamentevole o doloroso o noioso.
Che metastasio!
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Volgarizzazione di metafora. Dire cose che possono intendersi solo da chi è addentro ad alcune questioni.
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Più erbe campestri mescolate per insalata (mesticare che vale mescolare, specie i colori della tavolozza). È in uso nella Toscana la parola «mesticheria», per indicare emporio. G. G. Belli, sonetto n. 457 usa la parola misticanza.
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Mestolo. Da mescolare, per cui è detto mescola ciò che serve a mescolare.
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Midollo osseo. Dall’arcaico merolla che significa midolla.