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Coperta leggera di lana, cotone o seta, con cui si coprono i letti durante il giorno. Vedi riversino. Parola derivata da buttar su o sopra. G. G. Belli lo usa nel sonetto n. 358, ma in altro senso.
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Battente dei portoni (dal verbo bussare). È una volgarizzazione della parola bussatoio.
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Paturnie, cattivo umore. Viene da buscherare? Per trasposizione è l’umore di chi è stato buscherato o ingannato oppure raggirato.
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Cafone, zotico, buzzurro. Forse deriva dalla parola bure che è la parte posteriore e curva dell’aratro, oppure manico dell’aratro. Riferito per affinità al bifolco.
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Bugliolo.
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Luogo dove si smercia la bujacca, specie di minestra fatta con brodo di trippa e con trippa a piccoli pezzi. Si riferisce anche a persona. Luogo dove si mangia male e dove c’è poca pulizia. Bujacca forse è parola lombarda.
Bujjaccàro (s) photo:
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Di persona poco gradita, scocciatore, da far venire le buggere. Usato dal Belli nel sonetto «La ritonna» ed altri. Usato anche in forma accrescitiva di «buggerone».
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Dal verbo popolare buggerare, ossia buscherare. Umore di chi è stato raggirato. Paturnia. Molto usato da G. G. Belli nei suoi sonetti.
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Debito, insolvenza. Forse dall’inglese bluff che significa vanteria, smargiassata. Per tale motivo spesso si fanno i debiti. Meno probabile la derivazione da sbruffo.
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Chi è pieno di debiti. Avere buffi o debiti da pagare. Vedi buffo.