Guasto, non fresco, proprio dell’uovo che sciacqua. In senso figurato di persona dissennata, non pericolosa, a cui sciacqua il cervello nella scatola cranica. Dal francese «gouailler».
Stare a cazzola, vale a dire inoperoso con le gambe aperte e seduto in terra come gli orientali. Ed in tale posizione gli organi genitali sono pendenti ed inerti.
Persona zotica, assai arretrata. Parola onomatopeica forse in uso presso popoli selvaggi dell’Africa o dell’America. Forse un’alterazione di Montezuma?
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Buona parte delle lingue europee s’innesta nel comune ceppo dell’idioma latino. Chi più, chi meno.
Le cause storiche sono da ricercare in quella legge inflessibile che Roma imponeva ai vinti riguardo alla conoscenza e all’uso della propria lingua.
Dopo secoli di dominio, con la caduta dell’Impero Romano, si risvegliarono nei popoli sottomessi quei mai sopiti sentimenti di autonomia e di ritorno alle tradizioni. Cosicché ogni popolo riscoprì il valore delle rispettive culture, forgiando un linguaggio che rispondesse di più alle ancestrali origini, senza rinnegare, nello stesso tempo, quelle conquiste lessicali e grammaticali che erano oramai entrate nell’uso comune del discorrere e dello scrivere.
In Italia avvenne press’a poco la stessa cosa. L’antica lingua romana, nobile ed aulica, assorbita lentamente da popolazioni incolte, finì col divenire prima volgare, poi dialetto. E là dove s’erano insediati greci, etruschi, normanni, liguri, franchi, bizantini, arabi, lanzichenecchi e frisoni, presero corpo quelle regioni che hanno costruito, più che steccati etnici, veri e propri tessuti linguistici.
Fra questi va annoverato il dialetto cornetano che del latino ha conservato la costruzione sintattica, la prosodia e le espressioni più comuni del periodare; per cui è ancora rintracciabile, specie nell’eloquio, una qual certa “latinitas” che ci proviene da quella lingua arcaica per discendenza più che per l’acquisizione di studio.
Se escludiamo certe espressioni ed alcuni vocaboli, incerti come origine e misteriosi come etimologia, il dialetto cornetano non ha inflessioni regionali rimarchevoli, essendo maturato fra la Toscana e Roma. Per cui, chi lo ascolta, può scambiarlo nel peggiore dei casi per romanesco, nel migliore per toscano; ma di un toscano nient’affatto lezioso, senza aspirazioni di consonanti di sorta, senza inflessioni falsamente musicali; e di un romanesco meno accentuato e soprattutto meno spaccone.
Il dialetto cornetano, a volte, è liberamente greve, specie in bocca a chi vive e opera nelle campagne, essendo mancati, fino a qualche decina di anni fa, rapporti col centro abitato: a causa anche del grave stato di analfabetismo che in passato coprì zone le più impervie e le più lontane del vasto territorio, un tempo Patrimonio di San Pietro e, fino al 1870, Stato della Chiesa.